Aida
Grande attesa per le due recite straordinarie di Aida dirette da Riccardo Muti, che ritorna in Arena a distanza di quarant’anni.
Quello che colpisce nella direzione del Maestro Muti non è solamente il rispetto assoluto delle indicazioni della partitura, la precisione e l’equilibrio dei piani sonori ma la concezione generale che già si delinea dal preludio, con il dipanarsi dei leitmotiv che saranno presenti durante l’opera: ecco che ci viene mostrata una storia dove l’amore deve arrendersi alla ragion di Stato e al potere religioso e che l’unica via di fuga è la morte. Ma Aida è anche figlia del Grand Opéra francese e questo Muti lo sviluppa con grande classe senza mai che ne venga schiacciata la sua visione intimista; la scena della consacrazione ha il giusto spessore di solennità e non magniloquenza gratuita, come il trionfo del secondo atto, visto sotto l’ottica del potere che opprime i più deboli, non ha il classico sapore Kolossal stile Hollywoodiano; le danze del primo e secondo atto sono accompagnate con grazia e leggerezza, così come i cori dei sacerdoti sono austeri e minacciosi.
A fronte di tante intuizioni interpretative Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona offrono una delle prove migliori, se non la migliore.
L’Orchestra, che già nei mesi precedenti aveva dimostrato un notevole balzo in avanti di qualità, qui addirittura si è superata; grazie alla bacchetta e al gesto preciso di Muti (e le distanze obbligatorie dovute ai protocolli sanitari di certo non giovano quanto ad unitarietà e precisione), sembravano quasi galvanizzati da questa presenza autorevole; un blocco compatto di suono per tutta la durata dello spettacolo, le varie sezioni stimolate a dare il meglio e trarre dagli strumenti non solo bei suoni ma ulteriori voci poste a raccontare gli avvenimenti insieme agli interpreti (un esempio, lo sbigottimento orchestrale, unito alla voce del tenore, al “Tu?…Amonasro?…Tu?…Il Re?”, dove l’orchestra sembrava veramente vacillare insieme a Radames).
Se l’Orchestra ha dato il meglio, anche il Coro, ottimamente preparato da Vito Lombardi, non è stato da meno. Come distanza sempre i più penalizzati ma se sul podio abbiamo un Direttore in grado di tenere le briglia ben salde dell’imponente formazione avremo semplicemente raggiunto non dico la perfezione ma un livello di coesione difficilmente raggiungibili.
Anche il cast radunato è stato nel complesso pregevole.
Eleonora Buratto affronta un po’ prematuramente un ruolo come Aida e in una vastità quale l’anfiteatro Arena; l’amplificazione e l’intesa con Muti le hanno evitato forzature in basso e in alto, mantenendo i centri ben appoggiati e rigogliosi, un colore omogeneo in tutta la gamma dei registri (salvo gli estremi acuti un po’ fibrosi); ne scaturisce un personaggio credibile, appassionato che ben si è sposato con la concezione del direttore.
Azer Zada possiede un buon materiale, tecnica che gli permette di passare indenne dalle insidie della sua aria, privilegia il lato amoroso del personaggio, ma nella perorazione del secondo atto al Re è risultato incisivo e vibrante. Ovvio che i momenti migliori sono stati i duetti con Aida del III e IV atto, dove le voci si sono fuse in un’ottica squisitamente lirica assai suggestiva.
Anita Rachvelishvili non si è trovata in forma ottimale nemmeno in questa recita (indisposta già durante le prove, è stata sostituita alla generale e alla recita del 19 da Anna Maria Chiuri), e purtroppo la sua prestazione è stata al di sotto delle aspettative, dovendo sorvegliare un canto molto problematico che l’ha portata alla grande scena del IV atto in palese difficoltà.
Molto controllato il canto di Ambrogio Maestri, forse un po’ troppo ripulito, dove latitava la protervia, che di questo personaggio è parte essenziale. Ottimo canto, comunque, e qualche forzatura nel settore acuto non gli hanno impedito di disegnare un convincente Amonasro.
Corretto e molto musicale il Ramfis di Riccardo Zanellato.
Presenza di lusso il Re d’Egitto di Michele Pertusi, che con il suo grande senso del fraseggio ha innalzato di parecchie spanne un personaggio spesso lasciato ai margini dell’anonimato.
Completavano il cast l’ottimo Messaggero di Riccardo Rados e Benedetta Torre, bravissima Sacerdotessa, fra le migliori finora ascoltate in Arena.
Pubblico non numeroso, come ci si sarebbe aspettato, ma attento e rispettoso (la presenza di Muti un po’ di timore lo instilla…), che ha salutato con applausi sempre più convinti e che alla fine ha decretato il successo della serata con autentiche ovazioni rivolte al cast e, soprattutto, a Riccardo Muti.
Arena di Verona – 98° Opera Festival 2021
AIDA
150° anniversario
Esecuzione in forma di concerto
Il Re Michele Pertusi
Amneris Anita Rachvelishvili
Aida Eleonora Buratto
Radamès Azer Zada
Ramfis Riccardo Zanellato
Amonasro Ambrogio Maestri
Un messaggero Riccardo Rados
Sacerdotessa Benedetta Torre
Orchestra e Coro dell’Arena di Verona
Direttore Riccardo Muti
Maestro del coro Vito Lombardi
Video design e scenografie digitali D-WOK
Verona, 22 giugno 2021
©Foto Ennevi