Spettacoli 2021

Norma

Atmosfera di festa genuina per l’ultimo prestigioso appuntamento al chiuso del bellissimo teatro ferrarese con un’opera di grande rilievo e dalla difficile esecuzione: il capolavoro di Vincenzo Bellini, Norma.
Un titolo che ben si adatta all’elegante e ritrosa città estense, come lei, classico e rigoroso all’apparenza, ma nella realtà percorso da fremiti sanguigni e passionali.

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Sulla scena la grandezza e la storia di una donna resa in pieno dalla lettura della regista ferrarese Maria Cristina Osti, già cantante lirica di comprovata carriera e quindi perfetta conoscitrice di tutto ciò che avviene in palcoscenico e con grande rispetto per la scrittura musicale. In quanto donna dà risalto vivo e poetico alla figura della sacerdotessa, che è combattuta tra dovere, ruolo e affetti. Ne emerge una figura femminile dolente, autentica e molto reale. La scena di sapore antico, stilizzata e molto suggestiva è definita da un grande tronco d’albero sovrastato da un disco bronzeo che può a seconda del momento essere luna o gong (il bronzo del dio) sacro. Le scene sono curate da Alessandro Ramin e le fascinose luci che creano un’atmosfera di grande impatto sono di Marco Cazzola.
La parte musicale è dominata da un grande leone in scena che rende giustizia a un personaggio spesso pallido rispetto allo spessore morale della protagonista, e ridà forza e rilievo al proconsole romano, certamente uomo fedifrago ed egoista, ma anche capo militare di una potenza allora mondiale. Parlo del tenore Fabio Armiliato che interpreta il Proconsole romano Pollione. La voce è sempre autorevole e squillante, anche se in qualche passaggio mostra una piccola fatica, ma l’artista è dotato, oltre di eccellente mestiere, di una grande intelligenza e musicalità e sostiene anche i passaggi più ardui del ruolo con ottima tempra. L’attore si affianca al cantante, dando energia e vigore a un personaggio spesso odiato e mal considerato.

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Nel ruolo protagonistico Renata Campanella. Figura asciutta ed elegante, tratteggia un’eroina piena di contrasti con una voce molto morbida e svettante negli acuti. La cantante non mostra mai cedimenti o momenti di difficoltà in tutta l’opera, in un ruolo che a mio avviso è uno dei più ardui del melodramma. Eccelle soprattutto nelle parti liriche (da antologia il suo “Deh non volerli vittime” reso quasi come un sospiro ) e nei momenti di abbandono. Manca però la zampata della tigre, la forza ferina propria della protagonista, lo scatto d’ira e il furore barbaro che tanto dovrebbe spaventare o quantomeno scalfire la proterva sicurezza del generale romano suo amante. Manca la vis della primadonna insomma.
Adalgisa qui ritorna alla sua forma originale di soprano con Yulia Merkudinova. Ottima musicalità, bello squillo che gareggia con gli acuti svettanti del soprano protagonista (alcuni suoi Do veramente eccellenti e ben posizionati), il soprano ucraino risulta troppo leggero per la parte. Avrei preferito più contrasto tra le due vocalità femminili, un colore più caldo anche se l’interprete rende in modo eccellente la delicatezza e l’impulsività della giovane rivale di Norma.
Costretto in un costume un po’ ingombrante e grottesco, ma dotato di voce autorevole e forza scenica l’Oroveso di Alberto Bianchi Lanzoni.
Danno il loro apporto con personalità incisiva e buona musicalità Vittoria Brugnoli in Clotilde e Stefano Colucci come Flavio.

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Il coro “G. Verdi” di Ferrara diretto da Mirko Banzato, ha sorpreso essendo dotato in alcune sezioni di voci autorevolissime (soprani e baritoni/bassi, discreti i tenori e inesistenti i contralti) tanto da risultare all’ascolto il doppio di quelli che effettivamente erano in scena. Un po’ impacciati nei movimenti e nelle uscite, con qualche esitazione in attacchi soprattutto nell’atto finale, pur tuttavia hanno dato giusto spessore al famoso Inno di guerra dell’ultimo atto.
Dopo una Sinfonia ben scolpita il rapporto tra palcoscenico ed orchestra non è stato dei migliori, con alcuni strumenti che attaccavano prima o scollamenti vari tra voci e orchestra. Il maestro Lorenzo Bizzarri ha condotto l’Orchestra Città di Ferrara con mano alterna e poca cura del fraseggio e della tavolozza di colori ideata dal cigno di Catania.
Ottimo mimo ma fin troppo presente e a volte grottesco Paolo Garbini.
Un buono spettacolo che con piccoli aggiustamenti può diventare un ottimo e memorabile evento.


VINCENZO BELLINI
NORMA
opera in due atti su libretto di Felice Romani

regia
Maria Cristina Osti
scene
Alessandro Ramin
direttore di scena
Kaori Suzuki
luci
Marco Cazzola

Orchestra Città di Ferrara
Maestro concertatore e direttore
Lorenzo Bizzarri
Coro “G. Verdi” Ferrara
direttore
Mirko Banzato

personaggi e interpreti

Norma Renata Campanella
Pollione Fabio Armiliato
Adalgisa Yulia Merkudinova
Oroveso Alberto Bianchi Lanzoni
Clotilde Vittoria Brugnolo
Flavio Stefano Colucci
Due Fanciulli Diana Rivaroli – Francesco Ferri
Mimi Daniela Patroncini – Paolo Garbini
Attori Operiamo – Casa Della Musica E Delle Arti
in coproduzione con Teatro G. Borgatti – Cento
in coproduzione con Associazione Parma OperArt APS
Foto Marco Caselli Nirmal per la Fondazione Teatro comunale Abbado di Ferrara