Intervista a Benedetta Torre
Abbiamo il piacere di intervistare Benedetta Torre, giovane soprano impegnata in questi giorni nella nuova produzione di “Così fan tutte” di Mozart al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.
Benedetta sei giovanissima e hai già un ottimo curriculum che conta tra l’altro collaborazioni con direttori d’orchestra e registi prestigiosi. Quale produzione ricordi con maggiore affetto e per quale motivo?
È difficile sceglierne una sola, perché fondamentalmente ogni produzione a cui ho preso parte, per un motivo o per l’altro, ha un posto nel cuore… ma se devo scegliere a caldo ti direi Le nozze di Figaro al Teatro dell’Opera di Roma, nei panni di Susanna, con la regia di Graham Vick e la direzione del M° Stefano Montanari. I motivi sono molteplici: è stato il mio debutto in un’opera di Mozart, forse il mio preferito tra i compositori per la genialità non solo musicale, ma anche teatrale. In questo senso ho potuto, anzi ho dovuto, mettermi davvero in gioco… e mi è piaciuto davvero tanto!
I tuoi studi di canto si sono perfezionati con Barbara Frittoli, soprano di fama internazionale e protagonista, tra l’altro, di numerose produzioni scaligere sotto la bacchetta del Maestro Muti. Quali sono gli insegnamenti più importanti che ti ha trasmesso?
Mi ha insegnato il canto sul fiato, la ricerca di un suono limpido e luminoso, che galleggi nel teatro nella totalità degli armonici, ma sempre nella morbidezza, senza mai forzare o spingere. Inoltre, studiando con lei, la tecnica non è mai slegata dalla frase musicale: si lavora tantissimo sul legato, sull’interpretazione, quindi approfondiamo insieme ogni aspetto dei ruoli che di volta in volta vado ad affrontare.
Il rapporto con il Maestro Muti: nel tuo curriculum spiccano alcune produzioni sotto la sua direzione e, tra l’altro, farai parte nella prossima estate dell’Aida inaugurale del Festival dell’Arena di Verona, che segnerà il ritorno del Maestro in questo anfiteatro dopo tanto tempo. Raccontaci cosa significa cantare sotto la guida di uno dei più grandi direttori di sempre.
Ovviamente è un grandissimo onore ed ogni volta un’emozione immensa. Lavorare con lui significa imparare “come” leggere lo spartito, valorizzandone ogni aspetto con devozione, attraverso la musica, la parola, le dinamiche, i colori della voce, per restituire il più possibile quella genialità che i compositori ci hanno donato.
Essere guidati dalla sua bacchetta è una sensazione magica: grazie alla sinergia che si crea, riesce a far scaturire da tutti noi dei momenti musicali meravigliosi, che probabilmente nemmeno pensavamo di poter mai realizzare.
In questi giorni ti vediamo impegnata, nel ruolo di Despina, a Firenze in un nuovo allestimento di Così fan tutte di Mozart con la direzione del Maestro Metha. Parlaci di questa produzione e del tuo personaggio.
Si potrebbe definire una regia di stampo tradizionale a livello estetico, ma con un’architettura simbolistica soprattutto nell’allestimento scenico. Per questo la trovo molto interessante, questa simbologia e simmetria tra i pochi ma significanti elementi scenici lascia spazio all’espressione più pura dei personaggi, che abbiamo approfondito molto a livello attoriale con il regista Sven-Eric Bechtolf, per rendere al meglio le loro intenzioni e il loro carattere.
Despina è una simpatica selvaggia, una serva schietta, talvolta in un comico “bad mood” e che, in forza della sua posizione sociale che non prevede il perseguire una certa condotta morale, a differenza delle due “padroncine”, vive senza remore i piaceri della vita tra cui quelli dell’amore, anche nel più basilare senso del termine, e ne conosce le dinamiche reali, non quelle idealizzate di Fiordiligi e Dorabella. Così si diverte a sdrammatizzare i loro struggimenti e ad aiutare Don Alfonso a farle cadere nella trappola dell’infedeltà.
Arrivando all’aspetto musicale, sono onorata di lavorare con il M° Metha, che riesce a conferire a questa meravigliosa opera dei colori straordinari, sempre vari, e a valorizzarne ogni aspetto, dal più comico e frizzante al più elegiaco e paradisiaco.
L’attuale situazione in cui si trovano i teatri e più in generale il settore dello spettacolo è a dir poco drammatica; alcune produzioni vengono allestite per essere poi trasmesse su piattaforme digitali in streaming, molte altre cancellate. Qual è la tua opinione circa questo momento? Lo streaming: una nuova frontiera dello spettacolo o una panacea per far sopravvivere la musica?
Senz’ombra di dubbio una panacea, che spero non debba durare ancora per molto tempo.
Noi artisti necessitiamo della presenza del pubblico: senza l’energia che ci viene restituita dagli spettatori in sala non ci può essere teatro, non ci può essere vera musica, perché non si crea quella atmosfera peculiare dello spettacolo dal vivo che ci fa dare il massimo. Certamente è meglio lo streaming rispetto all’assoluto silenzio, e per questo dobbiamo ringraziare i teatri che si stanno impegnando affinché il nostro mondo non scompaia dati i tempi bui che stiamo vivendo, ma è chiaro che la messa in onda da sola non basta e soprattutto non sostituisce la recita dal vivo, né a livello emotivo né musicale.
Come vedi il futuro del teatro d’opera dopo la pandemia? Come sarà il ritorno in presenza del pubblico?
Spero che quando sarà finito tutto le persone avranno tanta voglia di libertà e di tornare a fare ciò che prima consideravano un piacevole passatempo assolutamente normale, come andare all’opera. Probabilmente ci vorrà tempo perché certi luoghi vengano percepiti come “sicuri” da tutti, ma sono fiduciosa nel bisogno di bellezza che tutti noi abbiamo dentro, che non si spegnerà mai perché fa parte della vita, della salute della nostra anima. Noi aspettiamo il nostro pubblico a braccia aperte!
Per quanto riguarda i teatri, è ovvio che la pandemia lascerà delle ferite che si cureranno con difficoltà. Spero che gli aiuti finanziari promessi li sostengano durante la ripresa e oltre.
Il tuo repertorio comprende già una grande varietà di ruoli, alcuni dei quali molto particolari e forse di nicchia. Quali personaggi ti piacerebbe debuttare e per quale motivo?
Mi piacerebbe debuttare un po’ tutte “le donne di Mozart“, da quelle che posso affrontare in un futuro più prossimo come Ilia, Donna Anna o la Contessa, per poi più in là arrivare ad Elettra, Donna Elvira, e così via, per la loro teatralità unita alla musica celestiale che il genio salisburghese ha scritto per loro.
Vorrei anche cominciare ad affrontare il Rossini serio, che trovo adatto alla mia vocalità, cominciando da Anna in Maometto II, per poi arrivare con il tempo a Semiramide, Otello, La donna del Lago, fino al Guglielmo Tell, opera meravigliosa. Del repertorio barocco mi piacerebbe molto debuttare come Cleopatra nel Giulio Cesare di Händel, un ruolo che trovo stupendo a livello musicale e versatile a livello vocale. Mi intrigano molto anche il belcanto delle regine donizettiane, mentre di Bellini, quando un giorno sarò pronta, vorrei cantare come Norma, nell’opera della quale amo l’atmosfera classica e non solo i tanti emozionanti momenti musicali.
Adoro anche Verdi, e mi piacerebbe dare voce a Medora ne Il corsaro, la cui aria di sortita ha accompagnato spesso il mio percorso artistico tra concorsi e audizioni. Ma il vero ruolo del cuore è quello di Desdemona, un sogno che spero di poter realizzare tra qualche anno. Per la Tosca di Puccini manca un bel po’ di tempo, ma fantasticare è lecito!
Le tue origini ti legano a una terra meravigliosa: la Liguria, ed in particolare a Genova, “la Superba”. Quando ti trovi sul palco, riesci a trasmettere qualche caratteristica tipica della tua terra nei personaggi che interpreti?
Forse la schiettezza e la genuinità con cui caratterizzo personaggi come, per esempio, Despina. Noi liguri siamo persone dirette, sincere e realistiche.
Chi è Benedetta quando non si esibisce in teatro?
Una ragazza che ama la natura, che coltiva gli affetti, che ascolta musica di vario genere, a cui piace nuotare per tenersi in forma e scaricare la tensione (almeno fino a quando si poteva), vedere film, leggere libri di psicologia, filosofia… e contemporaneamente studia per il suo prossimo debutto!
Se potessi esprimere un desiderio, quale sarebbe?
In questo momento non posso che desiderare che la pandemia diventi al più presto un brutto ricordo e che ci rialzeremo più forti, apprezzando ancora di più ciò a cui forse prima, a volte, non davamo la giusta importanza.
FOTO DONALD COOPER, MATTIA DI PASQUALE, TEATRO CARLO FELICE GENOVA