Il tabarro- Il parlatore eterno (streaming)
Insolito dittico presentato da Fondazione Arena come secondo appuntamento della Stagione 2021 del teatro Filarmonico.
Il tabarro, di Giacomo Puccini, si avvale della funzionale e rispettosissima regia di Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi, intelligentemente affidata, in molti punti, ai singoli interpreti, per valorizzare, come nel caso della protagonista femminile, il talento scenico; si aggiunga la bella scena creata da Leila Fteita, una chiatta sul proscenio con la passerella che la collega alla terraferma, sullo sfondo la proiezione di un cielo che col passare del tempo si oscura, creando, grazie all’ottimo gioco di luci di Paolo Mazzon, un’atmosfera cupa, quasi claustrofobica, come la stiva della chiatta lascia intendere.
Anche vocalmente si sono ascoltate cose pregevoli.
Vocalmente sicuro e scenicamente disinvolto Elia Fabbian nei panni di Michele; l’interpretazione, giocata sulla scontrosità piuttosto che l’abbandono nostalgico del rapporto oramai in crisi con la moglie, è comunque affrontata con piglio energico.
Eccellente Maria Josè Siri come Giorgetta, con acuti raggianti e centri un filo affievoliti ma sempre intonati e sicuri; se proprio si deve fare un appunto è la mancanza di abbandono nel fraseggio e negli accenti, alcune frasi filano via, senza quel mordente che da una cantante pucciniana di indubbio valore come lei ci si aspetterebbe.
Molto bene anche Samuele Simonini, un Luigi dalla vocalità sicura e dalla buona presenza scenica; gli acuti sono poveri di squillo ma comunque facili e timbrati; molto buono anche l’interprete.
Ottimo anche il resto del cast, a partire dalla piacevolissima Frugola di Rossana Rinaldi, scenicamente disinvolta e vocalmente ineccepibile; eccellente il Tinca di Francesco Pittari; del pari eccellente il Talpa di Davide Procaccini. Completano il cast Riccardo Ragos (venditore di canzonette/secondo amante), Grazia Montanari (prima amante/voce di sopranino) e Dario Righetti (voce di tenorino).
L’opera breve, o meglio scherzo comico, Il parlatore eterno di Amilcare Ponchielli, su libretto di Antonio Ghislanzoni (celebre per i versi della verdiana Aida e che firmerà, sempre per Ponchielli, anche il testo de I Lituani) è un’opera che attinge a piene mani dai cataloghi di Rossini, Donizetti e Verdi, per guardare anche all’inventiva tipica francese di Jaques Offenbach, soprattutto nel vorticoso finale; i richiami sono molti, si passa tranquillamente dalla Cenerentola rossiniana al Don Pasquale e Elisir d’amore di donizettiana memoria; le melodie sono comunque fresche e di discreta inventiva e alla fine l’opera si fa ascoltare piacevolmente. Prima rappresentazione assoluta al teatro Filarmonico e in tempi moderni (se si esclude una ripresa del 2006 al teatro di Lecco dove si svolse la première), seguendo l’edizione critica firmata da Angelo Rusconi sull’autografo originale dell’autore.
Molto piacevole la regia di Stefano Trespidi; anche lui lascia molto spazio all’inventiva del protagonista, con esiti divertentissimi, senza mai cadere nel cattivo gusto; la deliziosa scena firmata da Filippo Tonon e i bellissimi costumi di Silvia Bonetti, ripresi dai bozzetti originali della prima rappresentazione, completano un quadro visivo di alto livello.
Per un’operazione del genere, ci vuole un mattatore in scena, capace non solo di valorizzare il testo scritto ma di riuscire a reggere venti minuti decisamente impegnativi, sia sul versante vocale che interpretativo.
E qui c’è.
Biagio Pizzuti si conferma sempre di più figura fra le più interessanti del panorama baritonale odierno; padrone assoluto della parola, tecnica eccellente, voce ben proiettata in grado di reggere senza sforzo una parte ardua come quella di Lelio Cinguetta; canto che non concede una sosta per il protagonista, in un continuo passaggio dall’arioso al sillabato vorticoso di ascendenza rossiniana, al canto spianato; in nessun momento si è ascoltato un suono che non fosse ben appoggiato e immascherato.
Daniel Oren firma una delle sue migliori direzioni, a suo agio nelle atmosfere cupe del tabarro come nelle armonie spumeggianti del parlatore eterno.
Orchestra di Fondazione Arena in ottima forma che, sollecitata dal Maestro Oren, traducono in suoni morbidi, compatti e dagli ottimi attacchi le atmosfere così diverse dei due titoli.
I comprimari dell’opera di Ponchielli sono affidati, come suggerito dall’autore in una sua lettera, ad alcuni elementi del Coro di Fondazione Arena, che, se scenicamente qualche imperfezione si è notata nonostante il grande impegno, che va comunque lodato, sul versante musicale tutto è funzionato alla perfezione grazie all’accurata preparazione di Vito Lombardi.
Molto buona la ripresa televisiva e ben calibrata la registrazione delle voci e dell’orchestra.
Teatro Filarmonico – Stagione lirica 2021
IL TABARRO
Opera in un atto su libretto di Giuseppe Adami
Musica di Giacomo Puccini
Michele Elia Fabbian
Luigi Samuele Simoncini
Il Tinca Francesco Pittari
Il Talpa Davide Procaccini
Giorgetta Maria José Siri
La Frugola Rossana Rinaldi
Un venditore di canzonette / Secondo amante Riccardo Rados
Primo amante / Voce di sopranino Grazia Montanari
Voce di tenorino Dario Righetti
Orchestra, coro e tecnici della Fondazione Arena di Verona
Direttore Daniel Oren
Maestro del coro Vito Lombardi
Regia Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi
Scene Leila Fteita
Costumi Silvia Bonetti
Luci Paolo Mazzon
Allestimento della Fondazione Arena di Verona
IL PARLATORE ETERNO
Scherzo comico in un atto di Antonio Ghislanzoni
Musica di Amilcare Ponchielli
Edizione a cura di Angelo Rusconi
Lelio Cinguetta Biagio Pizzuti
Susetta Grazia Montanari
Dottor Nespola Maurizio Pantò
Aspasia Tamara Zandonà
Sandrina Sonia Bianchetti
Egidio Salvatore Schiano di Cola
Un Caporale dei gendarmi Francesco Azzolini
Orchestra, coro e tecnici della Fondazione Arena di Verona
Direttore Daniel Oren
Maestro del coro Vito Lombardi
Regia Stefano Trespidi
Scene Filippo Tonon
Luci Paolo Mazzon
Nuovo allestimento della Fondazione Arena di Verona
Verona, Teatro Filarmonico, 28 febbraio 2021
Foto di ENNEVI