Concerti 2020

GaetAMO Bergamo (streaming)

In chiusura dell’edizione 2020, il Festival Donizetti propone GaetAMO Bergamo, concerto di Gala per celebrare il Die Natalis del compositore, rigorosamente in streaming.

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Francesca Dotto e Daniela Pellegrino

L’edizione 2020 del Festival Donizetti ha segnato il primato, in tutta Europa, di unica manifestazione in grado di allestire tre nuove produzioni (“Belisario”, “Marino Faliero” e “Le nozze in villa”, queste ultime due in forma scenica) raggiungendo così una vastissima platea di spettatori in tutto il mondo grazie alla piattaforma a pagamento Donizetti Web Tv attraverso la quale sono state realizzate le trasmissioni streaming degli spettacoli.
Come ogni edizione passata, anche quest’anno non poteva mancare un appuntamento celebrativo nella data di nascita del genius loci: va così in scena il 29 novembre il galá GaetAMO Bergamo, fruibile dal pubblico attraverso lo streaming.

Palcoscenico dell’evento, come già per le produzioni andate in scena nei giorni scorsi è la platea del Teatro Donizetti dove si susseguono gli artisti, già partecipi alla manifestazione festivaliera, introdotti con grande professionalità e disinvoltura dalla giornalista e conduttrice televisiva Cristina Parodi, bergamasca d’adozione, e con simpatia e ironia dal direttore artistico del Festival, Francesco Micheli.
Il programma del concerto, grazie ad un lavoro di drammaturgia realizzato da Alberto Mattioli, risulta articolato in quattro parti con riferimenti specifici alla vita e alla parabola artistica del compositore.

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Bogdan Baciu

Overture – Il Direttore d’orchestra Stefano Montanari, già Maestro concertatore ne “Le nozze in villa” diviene violinista d’eccezione e, accompagnato dalla pianista Daniela Pellegrino, esegue una sonata cameristica donizettiana dalle sonorità briose e romantiche. L’esecuzione mette in luce l’eclettismo dell’ istrionico Direttore oltre alla bravura della pianista le cui mani corrono delicate e ad un contempo con decisione sui tasti.

Atto primo – Gaetano e l’epidemia, ovvero il colera che sterminava tutta Europa proprio negli anni del debutto di Lucia di Lammermoor (1835).
Un Celso Albelo con giacca e T-shirt nera si affaccia in cima alla struttura metallica, già impiegata come scena fissa nel recente “Marino Faliero” e retratta verso il palcoscenico, e attacca l’aria “Tombe degli avi miei” da “Lucia di Lammermoor” per poi proseguire l’esecuzione ai piedi di questa infrastruttura. L’esecuzione è mirabile per la naturalezza e morbidezza con cui è affrontata la scrittura, il registro acuto è squillante e sicuro, anche il fraseggio risulta accorato grazie ad un sapiente impiego dei chiaroscuri.
Durante l’epidemia diviene importante anche capire le modalità con cui curare la malattia; viene così introdotto il secondo brano di questo primo atto, “Udite, udite o rustici” da “L’elisir d’amore” eseguita dal basso Omar Montanari per tutto lo spazio della platea a bordo di una golf cart già impiegata ne “Le nozze in villa”. L’esecuzione è adeguatamente comica, ma composta, l’accento è scolpito, il controllo del fiato pregevole.
L’accompagnamento musicale di entrambi questi brani è affidato alla pianista Daniela Pellegrino che si mostra sicura e perfettamente aderente alle peculiarità ritmico-stilistiche delle scritture.

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Carmela Remigio

Atto secondo – Gaetano e le donne, grandi protagoniste dei melodrammi romantici, oppresse da una società maschilista, figure angelicate, regnanti, vittime, amanti o vendicatrici.
Il primo brano di questa nuova parte del concerto è l’aria “Al dolce guidami” da “Anna Bolena” eseguita da Francesca Dotto avvolta in un elegantissimo abito da sera nero. Il soprano fa sfoggio del bel timbro pastoso e delicatamente lirico; un’esecuzione malinconica e teneramente trasognata pur nella consapevolezza del drammatico finale in cui sta per volgere la vicenda del dramma.
Le eroine di Donizetti sono anche personaggi brillanti: ne è un esempio “Nuits d’été à Pausilippe”, raccolta di brani del 1836, da cui è tratto il brano “La conocchia” eseguito da Carmelo Remigio con accento volitivo e passionale. La cantante è, come sempre, ben intonata e disinvolta in scena.
In chiusura di questa sezione del concerto Annalisa Stroppa, elegantissima, esegue l’aria “O mio Fernando” da “La favorita”: si ammirano il bel colore scuro e vellutato della voce, la cavata ampia e la luminosità del registro acuto.
Ad accompagnare al piano questa sezione di brani ritroviamo Daniela Pellegrino che conferma maestria esecutiva e precisione ritmica.

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Omar Monatanari e Daniela Pellegrino

Atto terzo – Gaetano e il riso, doveroso omaggio al repertorio buffo, indissolubilmente legato alle composizioni dell’autore bergamasco.
Il primo brano di questa sezione costituisce senza dubbio uno dei più conosciuti e amati della produzione donizettiana, “Una furtiva lagrima” da “L’elisir d’amore”, eseguito dal tenore Dave Monaco con slancio e accento passionale: la voce risuona con buona proiezione e languido abbandono.
Sempre da “L’elisir d’amore” è tratto il brano successivo, “Ai perigli della guerra”: Giorgio Misseri interpreta un Nemorino speranzoso ed innamorato, dal timbro chiaro e acuto squillante, Christian Federici, poi, nei panni di Belcore fa mostra di un bel timbro scuro e un buon controllo delle colorature sgranate con adeguata precisione.
Altro capolavoro buffo di Donizetti è “Don Pasquale” da cui è tratta l’aria “Bella siccome un angelo” eseguita da Bogdan Baciu il cui canto pieno di amorosa speranza e disincantata credulità si dispiega accanto alla gigantesca torta nuziale impiegata nelle recenti “Nozze in Villa”. La voce è caratterizzata da colore interessante e timbro accattivante, buono il legato.
I tre brani precedenti si avvalgono dell’accompagnamento al piano di Ugo Mathieux che dimostra ottima preparazione stilistica, pulizia e puntualità nell’esecuzione.
Il brano successivo è tratto nuovamente da “Don Pasquale”, il duetto “Cheti, cheti immantinente” eseguito da Michele Pertusi, che giganteggia ancora una volta come artista di rango superiore nel fraseggio, classe sopraffina su tutta la linea e voce tonante, affiancato da un altrettanto bravissimo Fabio Maria Capitanucci, disinvolto nella scrittura, morbido nel registro di passaggio e tornito nell’accento. La peculiarità di questa esecuzione è l’intesa tra i due cantanti: piccoli sguardi, gesti accennati, lo spettatore coglie il piacere con cui questi artisti si esibiscono, il reciproco divertimento che rende godibilissimo questo momento di vero teatro, pur in assenza di scene o costumi. Questo brano, inoltre, viene eseguito al Teatro Sociale e vede, in qualità di accompagnamento pianistico, il ritorno di una bravissima Daniela Pellegrino.

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Stefano Montanari e Daniela Pellegrino

Atto quarto – Gaetano e l’Italia, chiaro riferimento a temi quali le dinamiche familiari, gli idoli e i simboli della nazione.
Ad inaugurare questa sezione uno dei titoli cardine della produzione donizettiana, “Roberto Devereux”, da cui è tratto il brano “Forse in quel cor sensibile” eseguita da Roberto Frontali con accento scolpito, esemplare proprietà di fraseggio, accento dolente, carico di amara delusione e frustrazione per la trama scoperta ai suoni danni.
Il “Lamento in morte di Bellini” rappresenta un omaggio ad un altro compositore rivale, Vincenzo Bellini: un brano carico di dolore e malinconia affrontato da Manuela Custer con dolcezza e abbandono evidenziando la bravura dell’interprete e l’ottimo dominio tecnico-vocale sostenuto da esemplare intonazione.
Tra le composizioni donizettiane troviamo anche la canzone napoletana: ne è un esempio “Me voglio fa’na casa”, eseguita da Gaia Petrone con voce limpida, freschezza e vivacità. Un’interpretazione divertita e perfettamente riuscita.
Diego Matheux, accompagna al piano i tre brani precedenti mostrando grande versatilità esecutiva nel passare dai toni tragici del “Devereux”, al languido e celeste “Lamento a Bellini” e ancora alla spensieratezza della canzone napoletana.
La regia video dello spettacolo è firmata da Cesare Cicardini che riesce così a portare all’attenzione dello spettatore ogni particolare dell’espressività dei volti degli interpreti; la ripresa dello spettacolo via streaming, pur di ottima qualità, comporta in ogni caso, inevitabilmente, una distorsione della percezione sonora delle vocalità dei singoli interpreti.

Per il finale del Galà viene scelto il brano “Mesci, mesci” da “Il campanello di notte”, eseguito da Simon Lim, insieme a tutti gli artisti, guidati da Riccardo Frizza, e con l’accompagnamento al violino del Maestro Stefano Montanari e al piano di Diego Matheux: un momento musicale gioioso che ci auguriamo possa essere di buon auspicio per il nostro futuro!

Programma:
Sonata per violino e pianoforte (Stefano Montanari)
“Tombe degli avi miei” da Lucia di Lammermoor (Celso Albelo)
“Udite, udite, o rustici” da L’elisir d’amore (Omar Montanari)
“Al dolce guidami” da Anna Bolena (Francesca Dotto)
“La conocchia” dalle Nuits d’été à Pausilippe (Carmela Remigio)
“Ô mon Fernand” da La Favorite (Annalisa Stroppa)
“Una furtiva lagrima” da L’elisir d’amore (Dave Monaco)
“Bella siccome un angelo” da Don Pasquale (Bogdan Baciu)
“Ai perigli della guerra” da L’elisir d’amore (Giorgio Misseri e Cristian Federici)
“Cheti, cheti immantinente” da Don Pasquale (Fabio Capitanucci e Michele Pertusi)
“Forse in quel cor sensibile” da Roberto Devereux (Roberto Frontali)
Lamento in morte di Bellini (Manuela Custer)
Me voglio fa’ na casa (Gaia Petrone)
“Mesci, mesci e sperda il vento” dal Campanello di notte (Tutti)

FOTO GIANFRANCO ROTA