Intervista a Sara Rocchi
OperaLibera ha incontrato e intervistato Sara Rocchi, giovane mezzosoprano marchigiano che è anche uno dei talenti del progetto “Fabbrica – Young Artist Program” del Teatro dell’Opera di Roma. Ecco le domande che le abbiamo posto:
Non possiamo non approfondire la questione del covid-19. Come hai affrontato le produzioni liriche estive con tutte le restrizioni che purtroppo conosciamo?
Ho vissuto una splendida esperienza a Comacchio con “Zanetto” di Pietro Mascagni che è poi anche la prima opera con cui ho debuttato. Orchestra diffusa, ogni strumentista in una stanza diversa, monitor e microfoni: all’inizio è stato spiazzante, ma si doveva rinunciare forzatamente alla presenza. Devo però dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa da questa iniziativa carina che ha coinvolto cinque città diverse, visto che potevamo ascoltare tutti i suoni dell’orchestra e potevamo confrontarci con il direttore. Il coronavirus ci ha fatto fare anche questo, mi auguro si possa tornare a esibirsi dal vivo, ma questo “Zanetto” è stato un miracolo della tecnologia.
Ho visto che ti sei cimentata anche con la musica sacra.
Sì, a Rimini con il “Gloria” di Vivaldi e prima ancora con “Opera-Camion” e “Il barbiere di Siviglia” che è ormai un must: anche in questo caso è stato strano per via delle distanze, non potersi nemmeno sforare è davvero terribile.
Che programmi hai per le prossime settimane e mesi?
Andrò a Sassari per “Suor Angelica” di Puccini: il direttore artistico Stefano Garau è davvero un grande personaggio, ma tutti coloro che stanno proponendo delle opere in questo momento sono a dir poco coraggiosi, sono soprattutto persone che ci credono e ti sostengono e incoraggiano. Allo stesso tempo, però, se prima si navigava a vista, ora lo si fa a “super-vista”!
C’è un ruolo che vorresti affrontare in futuro o che ti ha sempre intrigato?
In realtà sono riuscita a esaudire prima del lockdown uno dei miei grandi desideri, Isabella de “L’italiana in Algeri”. Questo ruolo e l’opera nel suo complesso mi sono piaciuti tantissimo e se mi dovesse ricapitare mi ci fionderei subito. Forse con l’evoluzione della voce potrei puntare su qualche ruolo verdiano, mi dò ancora qualche anno prima di affrontare questo tipo di repertorio, sarebbe un’esperienza impegnativa ma gratificante.
Il periodo non è affatto bello, ma cosa ti aspetti che succederà quanto sarà tutto finito?
Spero che cambieranno le nuove abitudini a cui siamo costretti, già nei modi di tutti si vede questa difficoltà nei contatti anche con persone familiari, però mi auguro che si possa tornare comunque al passato e a quello che facevamo prima. Ogni volta che vedo un film o mi metto a osservare una foto con degli abbracci di qualche tempo fa provo sensazioni strane: vorrei di nuovo quella vicinanza, in fondo l’uomo è relazione e isolarsi è così complicato.