Terzo Concerto Teatro Filarmonico
Riapertura ufficiale del Teatro Filarmonico di Verona, dopo la chiusura forzata dei mesi precedenti.
Fondazione Arena riapre la sala del Bibbiena, in un arco di felice continuità, con quello che doveva essere il terzo concerto di fine febbraio della Stagione 2020. Il programma prevedeva l’Overture Le Ebridi op. 26, il Konzertstück n. 2 in re minore op. 114 e il Sogno di una notte di mezza estate op. 61 di Felix Mendelssohn, e di Amilcare Ponchielli Il Convegno, per due clarinetti e orchestra.
“La stesura dell’Ouverture Le Ebridi iniziò durante un viaggio del compositore alle isole Ebridi, a largo della Scozia, terra ispiratrice di quella che sarebbe diventata anche la terza sinfonia: il brano ne conservò la poesia dei temi, soprattutto quello ricorrente dell’inizio e della fine che suggerisce il mormorio delle onde dentro la grotta (la composizione è nota anche con l’altro titolo La Grotta di Fingal, forse tuttora la più nota tra le coste scozzesi, dal nome dell’eroe ossianico). La costruzione elaborata e al tempo stesso chiarissima, unita alla felicità melodica immediata, la rende un esempio illustre delle pitture marine care a Mendelssohn nonché uno dei brani da concerto più amati in assoluto.
Agli inizi degli anni Trenta, Mendelssohn compose poca musica da camera, poiché si dedicò soprattutto alla composizione sinfonica e all’oratorio. A questi anni appartiene il Konzertstück n. 2 in re minore op. 114, con la struttura in tre movimenti propria del concerto strumentale, ma con la differenza che i tre movimenti sono ridimensionati rispetto a quelli del concerto strumentale solistico e interconnessi, in modo da susseguirsi senza soluzione di continuità. Sogno di una notte di mezza estate op. 61, una suite delle musiche di scena per l’omonima commedia shakespeariana, aperte da una celebre ouverture composta nel 1826 da Mendelssohn appena diciassettenne, sempre su ispirazione shakespeariana.
Il compositore cremonese Amilcare Ponchielli acquisì notorietà solamente nel 1878, grazie al successo dell’opera La Gioconda. Da giovane Ponchielli ebbe una serie di difficoltà e delusioni dovute a mancate nomine musicali e finché la sua aspirazione a scrivere opere non venne realizzata, assunse vari incarichi come organista e direttore d’orchestra. Il Convegno venne composto dieci anni prima della ribalta ottenuta con il suo melodramma più celebre, nel 1868, quando Ponchielli era direttore della Banda Musicale di Cremona, ed è dedicato agli amici A. Peri e M. Sacchi, protagonisti della prima rappresentazione sotto la direzione del compositore.” (dalle note del programma di Fondazione Arena)
L’atmosfera di novità in sala all’inizio, con il riposizionamento degli ingressi per motivi di distanziamento e il conseguente riassetto della platea (sono state sacrificate alcune file di poltrone per permettere l’ampliamento del palco), è stata sicuramente vissuta dal pubblico con perplessità, ma la voglia di tornare a teatro, di applaudire e di fare e sentire musica era tanta, e così quel senso di tristezza si è sciolto man mano, in un crescendo di emozione palpabile.
Anche nell’Orchestra di Fondazione Arena si sentiva evidente quella voglia di dare il meglio, non solo per il pubblico, ma aleggiava fra gli orchestrali quella voglia di fare bene per sé stessi, cosa che l’ha portata, ancor più che nelle undici serate areniane e i tre bellissimi concerti nelle piazze veronesi, di dare il meglio, e così è stato; mai sentito, qui a Verona, un’orchestra così appassionata, affiatata, vibrante, ogni settore impegnato in una gara di virtuosismi, di attacchi perfetti, di sonorità morbide e sfumate, di crescendo elettrizzanti. Una grandissima prova che merita di essere ricordata come una delle serate più emozionanti degli ultimi tempi.
Merito anche di Pietro Borgonovo, del suo gesto direttoriale, dal piglio sicuro e attento alle sfumature; esemplari gli accompagnamenti dei brani di Mendelssohn, dal delicato ondeggiamento della Sinfonia delle Ebridi, il piccante duetto fra i clarinetti del Konzertstück, e le atmosfere rarefatte del Sogno di una notte di mezza estate. Più convenzionale, musicalmente, il brano di Ponchielli, ma eseguito con una precisione davvero encomiabile.
Straordinari Giampiero Sobrino e Stefano Conzatti, ineccepibili musicalmente e dal suono piccante, morbido e vellutato. La loro esibizione è stata salutata da un lungo applauso, che li ha portati a eseguire, come bis, un brano jazz, tale Clarinet Blues di Gordon Lewis, che gli è valso un’altra, meritatissima, ovazione.
Impeccabili gli interventi del Coro di Fondazione Arena, grazie alla preparazione di Vito Lombardi. Si sono anche apprezzati gli interventi di Manuela Schenale e Alessandra Andreetti, membri del coro.
Grande successo finale ma nessun bis, per motivi d’orario.
Teatro Filarmonico di Verona
Stagione sinfonica 2020
Concerto Mendelssohn e Ponchielli
Felix Mendelssohn
Ouverture Le Ebridi, op. 26
Konzertstück n. 2 in re minore, op. 114
Amilcare Ponchielli
Il Convegno
per due clarinetti ed orchestra
Felix Mendelssohn
Sogno di una notte di mezza estate, op. 61
ORCHESTRA E CORO DELL’ARENA DI VERONA
Pietro Borgonovo, Direttore
Giampiero Sobrino e Stefano Conzatti, Clarinetto
Vito Lombardi, Maestro del Coro
Verona, 16 ottobre 2020
FOTO DI ENNEVIFOTO