I due Foscari (DVD Dynamic 2020)
Il catalogo dell’etichetta discografica Dynamic si arricchisce de “I due Foscari”, titolo della produzione giovanile del Cigno di Busseto, nell’edizione che ha inaugurato il Festival Verdi di Parma nel settembre 2019.
Il progetto registico è qui affidato a Leo Muscato che trasporta la vicenda dalla Venezia del quindicesimo secolo all’epoca ottocentesca; in questo contesto il Doge Foscari sembra avere l’aspetto del Verdi maturo, mentre il figlio Jacopo richiama alla mente quella del compositore durante i cosiddetti “anni di galera”. L’idea è interessante ma il gesto scenico appare alquanto convenzionale e l’interazione tra i personaggi difetta a tratti della tensione drammatica richiesta dal dramma. Nel complesso lo spettacolo è comunque pulito e funzionale pur non essendoci particolari trovate d’effetto. Per esempio la scena della morte del Doge Foscari, nel finale, pur suggestiva per il gioco creato dai fasci di luce sul personaggio e per la presenza di uno specchio che amplifica la prospettiva sulla scena, lascia un senso di déjà vu. Funzionali nella loro semplicità anche le scene a cura di Andrea Belli: una pedana inclinata sovrastata da una struttura semicircolare fissa con proiezioni nella parte alta, bellissimo il sipario di colore rosso veneziano a ricami d’oro che accoglie gli spettatori al loro ingresso in sala. I costumi di Silvia Aymonino, improntati prevalentemente sulle tonalità scure, contribuiscono con meticolosa attenzione dei particolari alla trasposizione ottocentesca della vicenda. Le fredde e bianche le luci di Alessandro Verazzi delineano con efficacia il carattere cupo e fosco del dramma e ben riflettono la solitudine dei personaggi.
Nel ruolo del vecchio Doge Foscari Vladimir Stoyanov che ne offre una lettura particolarmente efficace: il timbro chiaro e la buona organizzazione vocale consentono di costruire il carattere dolente e piagato del personaggio verdiano, perennemente diviso tra la ragion di stato e il dramma per l’esilio imposto al proprio figlio. Particolarmente toccante ed emozionante è l’esecuzione della scena finale con la quale l’artista riesce a conquistare senza riserve il pubblico parmigiano.
Il tenore Stefan Pop interpreta il giovane Foscari e si mostra particolarmente attento alla dimensione più umana e tormentata del personaggio piuttosto che quella eroica. Il timbro luminoso e un sapiente utilizzo dei colori contribuiscono alla buona riuscita dell’impervia aria di primo atto.
Il terzetto dei protagonisti si completa con il soprano Maria Katzarava nel ruolo di Lucrezia Contarini: la sua è una prestazione deficitaria, imprecisa nelle colorature, corta nei fiati, vuota nei bassi ed insicura nel registro di passaggio.
Un vero e proprio cameo la presenza di Giacomo Prestia nel ruolo di Loredano: il timbro lussureggiante e la consumata arte scenica compensano i limiti di qualche segno di affaticamento nella resa vocale.
Completano la locandina con efficacia i bravi Francesco Marsiglia, accattivante Barbarigo, Erica Wenmeng Gu, Pisana, Vasyl Solodkyy, un fante e Gianni De Angelis, un servo.
Il Maestro Paolo Arrivabeni guida la Filarmonica Arturo Toscanini con gesto sicuro e prediligendo i ritmi incalzanti, ma alla fine sembra regnare una sensazione generalizzata di monotonia, come se mancasse un guizzo interpretativo carico di emozioni che possa coinvolgere emotivamente lo spettatore. Encomiabile come sempre il Coro del Teatro Regio di Parma diretto dal Maestro Martino Faggiani.
Particolarmente curate le registrazioni audio di Rino Trasi, che riproduce con fedeltà le sonorità orchestrali e vocali, ottima la cure della registrazione video di Matteo Ricchetti particolarmente attenta alla cura dei primi piani e al rispetto delle dinamiche delle scene d’insieme.