Macbeth
Macbeth nella versione di Parigi 1865, in forma di concerto, inaugura il Festival Verdi 2020.
Nel 2011, a Milano, l’allora neonato Museo del Novecento intitolava una interessante mostra a cura di Silvia Bignami e Alessandra Pioselli: “Fuori!”. La proposta era di andare ad indagare il lavoro di quegli artisti che negli anni sessanta e settanta erano usciti dal “white cube” per dare vita ad una “riappropriazione creativa del tessuto urbano”. Oggi, mutatis mutandis, sotto la stretta di una triste contingenza l’aprirsi all’esterno dell’istituzione teatrale è qualcosa di necessario ma al tempo stesso può essere, come in questo caso, un esperimento estremamente riuscito. Macbeth ed Ernani, in forma di concerto, e Messa da Requeim hanno piacevolmente invaso il Parco Ducale di Parma e una speciale versione caravan di Traviata toccherà le piazze di Parma, Zibello e Busseto. Un plauso, bisogna dirlo subito va alla perfetta organizzazione che il Teatro Regio di Parma ha saputo offrire, la sensazione era di sicurezza, le regole e le distanze ben rispettate. Si può ripartire e si può farlo in modo rassicurante per il pubblico che, inevitabilmente, risulta ancora spaventato e diffidente. Il grande palco, allestito per ospitare orchestra, coro e solisti, si vale di una preziosa scena costituita dalle linee severe della facciata del Palazzo del Giardino, di origine tardo cinquecentesca, splendidamente e solennemente illuminato con multiformi colori nel corso dell’opera.
Il Festival Verdi 2020, quest’anno, si apre con una scelta particolare: Macbeth, nella versione in lingua francese andata in scena la prima volta a Parigi, al Théâtre Lyrique Impérial nel 1865. Il libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei fu tradotto in francese da Charles Louis Étienne Nuittier e Alexandre Beaumont, per questa occasione si è scelto di usare la revisione di Candida Mantica sull’edizione critica a cura di David Lawton. Le principali differenze con la versione italiana sono l’inserimento del lungo ballabile nel terzo atto e ovviamente il colore peculiare che la lingua francese dona al testo pur nel rispetto totale della metrica musicale, a differenza di quanto avveniva in Trouvère, sentito al Festival 2018. Prima di passare al versante musicale è doverosa una premessa: il suono era amplificato, per comprensibili problemi di logistica, se questa cosa fa sempre un po’ storcere il naso, bisogna ammettere che i tecnici del suono sono stati capaci di calibrare magistralmente le sonorità, evitando distorsioni e rendendo il tutto quanto più possibile naturale e gradevole.
Sul podio il Maestro Roberto Abbado dirige, per la prima volta al Festival Verdi, la Filarmonica Arturo Toscanini. La sua è una lettura attenta, riesce a colorare con grande efficacia e far risaltare splendidamente la psicologia dei protagonisti; si prova nel non semplice intento di rendere aulica ed elevata la partitura di un Verdi giovane, le dona quella grazia, che spesso viene negata da una direzione pedestre. L’orchestra Toscanini è apparsa in ottima forma, splendidi gli archi che insinuavano un alone di sinistra inquietudine nelle parti delle streghe e della Lady.
Nel ruolo del protagonista un nome prestigioso: Ludovic Teziér. Il baritono marsigliese offre la sua visione di un personaggio dal fraseggio sempre nobile anche quando è risucchiato dalla spirale del rimorso per le sue colpe. Vocalmente spiccano il bel timbro, un sapiente uso delle sfumature, un legato encomiabile e un registro acuto sicuro ed incisivo. Riuscitissimi il terzo atto e l’aria di quarto atto che gli valgono applausi a scena aperta.
Lady Macbeth è Silvia Dalla Benetta che sostituisce, a pochi giorni dalla prima, l’indisposta Davinia Rodriguez. Nonostante il poco tempo a disposizione per le prove, il soprano vicentino è riuscito a costruire un personaggio credibile e sfaccettato dalla potente femminilità e dalla sottile perversione; vocalmente la prova è segnata dalla meticolosa cura del fraseggio e dell’accento che le consentono di entrare nelle più sottili pieghe dello spartito. La sua prova è vocalmente generosa e la sua recente frequentazione rossiniana le rende facili le agilità.
Sontuoso il Banquo di Riccardo Zanellato, apparso in ottimo forma. Grazie al timbro vellutato, impreziosisce di screziature serotine la sua aria di secondo atto e risulta parimenti efficace nel duetto con Macbeth come nel concertato di primo atto.
Giorgio Berrugi è Macduff: una buona prova la sua, soprattutto nell’aria di quarto atto cantata con accorato coinvolgimento.
Nel ruolo di Malcom David Astorga, il tenore già sentito, sempre a Parma, nel recente “Rigoletto al Barsò”; conferma le sue buone potenzialità, il personaggio che disegna è credibile e pertinente al disegno verdiano.
Particolarmente apprezzabile Natalia Gavrilan, anche se il ruolo della Comtesse è limitato a pochi interventi, ha dato prova di una splendida intonazione e di una voce dal colore suadente e squillante.
Completano degnamente la locandina: Francesco Leone (Un médecin), Jacobo Ochoa (Un serviteur, Un sicaire, Premiere fantôme), Pietro Bolognini (Seconde fantôme) e Pilar Mezzadri Corona (Troisiéme fantôme ). Encomiabile, come di consueto, il Coro del Teatro Regio di Parma, ben diretto dal Maestro Martino Faggiani, una menzione speciale va alla parte femminile.
Una piacevole serata settembrina, coronata da molti e sentiti applausi ha avviato nel migliore dei modi, e sembrava impossibile date le contingenze, la ventesima edizione del Festival Verdi.
Teatro Regio di Parma
Festival Verdi 2020
Macbeth
Melodramma in quattro parti di Francesco Maria Piave Francesco Maria Piave e Andrea Maffei traduzione in francese da Charles Louis Étienne Nuittier e Alexandre Beaumont
Musica di Giuseppe Verdi
Macbeth Ludovic Tézier
Lady Macbeth Silvia Dalla Benetta
Banquo Riccardo Zanellato
Macduff Giorgio Berrugi
Malcom David Astorga
Un Médecin Francesco Leone
La Comtesse Natalia Gavrilan
Un serviteur/Un sicaire/Premiere fantôme Jacobo Ochoa
Seconde fantôme Pietro Bolognini
Troisième fantôme Pilar Mezzadri Corona
Filarmonica Arturo Toscanini
Direttore Roberto Abbado
Coro del teatro Regio di Parma
Maestro del coro Martino Faggiani
Parco Ducale di Parma, 11 settembre 2020
FOTO ROBERTO RICCI