Primo Concerto Teatro Filarmonico
Primo concerto della Stagione 2020 della Fondazione Arena e ultimo appuntamento delle manifestazioni per le celebrazioni dei 250 anni della visita di Wolfgang Amadeus Mozart a Verona.
A dirigere questo concerto è stato chiamato il Maestro Alexander Lonquic che con il pubblico veronese vanta una conoscenza che risale al 1986, quando diresse il suo primo concerto nella sala del Teastro Filarmonico.
Dopo una scoppiettante esecuzione dell’ouverture dalle Nozze di Figaro il Maestro tedesco si è esibito nelle doppie vesti di direttore e solista proponendo il concerto per pianoforte e orchestra n. 27 in Si bemolle Maggiore K. 595; un concerto, l’ultimo scritto dal genio salisburghese, che appartiene a quel filone definito “tardo stile” che la prematura scomparsa dell’artista ha impedito di potersi sviluppare.
Un concerto particolare, dove il dialogo fra solista e orchestra, pur non rinunciando alla struttura di forma sonata, è ricco di inventiva e di motivi che si intrecciano in un gioco di colori multiforme senza mai perdere di vista l’unitarietà dell’insieme e la fluidità del discorso musicale. Tutti questi elementi sono stati ben evidenziati dalla direzione e dall’esecuzione solistica, dove pulizia del suono, compattezza e coesione orchestrale sono andati di pari passo, cadenze eseguite con grande stile e precisione. Al termine del concerto il Maestro ha concesso due bis, viste le richieste del numeroso pubblico.
La seconda parte del programma comprendeva la Sinfonia n. 41 in Do Maggiore “Jupiter” K. 551. Ultima sinfonia del catalogo mozartiano, composta nell’agosto del 1788, in un periodo in cui le difficoltà finanziarie e la morte a soli sei mesi della figlia Theresia avevano pesato non poco sugli equilibri familiari e che avevano spinto Mozart a concentrarsi sul lavoro creativo e difatti le produzioni di questo periodo, dalle precedenti sinfonie in mi bemolle maggiore K. 543 a quella in sol minore K. 550) appartengono al periodo più alto di ispirazione e di inventiva. La Jupiter è un’apoteosi della forma sonata, estesa anche agli altri movimenti, con un sapientissimo uso del contrappunto che apre orizzonti nuovi al tessuto sinfonico.
Tutte queste qualità sono state ben evidenziate dall’orchestra che, sapientemente guidata dall’esperienza del Maestro Lonquic, ha trovato una buonissima resa sonora, con una buona precisione degli attacchi, una più che pregevole resa degli insiemi e degli interventi delle singole sezioni (con una menzione speciale ad archi e fiati).
A fine concerto applausi convinti e grande successo da parte del numeroso pubblico.